Wrecks



3x45' | History/People | HD
GBR 2021
Millstream
Migliaia di relitti di navi giacciono sul fondo del mare, tra cui la "Orient Queen", la "Wakashio"e la "MT Haven".
Non sono solo i resti di grandi disastri navali, ma comportano anche un pericolo per il loro ambiente. Seguiamo appassionati subacquei nella loro avventura per ritrovare lo spirito di queste tragedie, guardando non solo all'ingegneria dei disastri navali, ma anche gli effetti ambientali, il loro impatto sul mare e le imponenti e costose operazioni per rimuoverli.

ORIENT QUEEN: La sera del 4 agosto 2020 il magazzino 12 del porto di Beirut ha preso fuoco. Dieci minuti dopo una prima esplosione si udì un fortissimo boato: una deflagrazione di nitrato di ammonio spazzò via un quarto della città provocando una grande nuvola bianca. Sedici navi furono affondate dall'esplosione. La nave da crociera Orient Queen fu colpita con tutta la forza dall'onda d'urto e affondò durante la notte. Due membri dell'equipaggio morirono. Nelle settimane successive i soccorritori iniziarono a ripulire, rimuovendo una quantità di acciaio pari a quello utilizzato nella Torre Eiffel e mettendo in sicurezza le sale macchine delle navi affondate e danneggiate. La storia è incentrata sulla storia della Orient Queen, della sua proprietaria Hana Aboumehri e del suo hotel manager Vincenzo Orlandini, che conoscevano profondamente la nave e hanno lavorato insieme per rimuoverla.
WAKASHIO: Il 25 luglio 2020 la nave mercantile di proprietà giapponese Wakashio si è schiantata contro una barriera corallina al largo di uno dei posti più belli della terra: Pointe d'Esney, a Mauritius. La nave rimase sulla scogliera per un mese prima che il governo di Mauritius chiedesse aiuto per rimuoverla.
MT HAVEN: La MT Haven era una Very Large Crude Carrier da 230.000 tonnellate che affondò al largo delle coste italiane, tra Genova e Arenzano il 13 aprile 1991. Il naufragio è stato considerato uno dei peggiori sversamenti di petrolio della storia e sicuramente il peggiore del Mediterraneo. Sei marinai morirono nel naufragio e nel successivo incendio. Solo 80.000 delle 230.000 tonnellate di petrolio greggio erano state trasferite sulla piattaforma galleggiante, lasciando bruciare o dissipare 140.000 tonnellate.


 




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